I primi momenti sono quelli della “perfezione”, quelli dove ti senti bene, dove sei fortissimo della TUA forma e del TUO sentire. I primi giorni va sempre tutto benissimo e la voglia di dimostrare quanto si è bravi e quanto si è imparato è tale e quale quella di un bambino che mostra fiero i compiti al papà.
Poi papà sorride e vede con altri occhi…
Si inizia dopo il III giorno: pratica e grammatica, come gli adagi delle scuole dei nostri tempi… poi…
… cosa sta succedendo? cosa si sente? cosa è il Tai Chi che stiamo studiando? parlo per me, naturalmente. In tre giorni sento i piedi come non li ho sentiti prima…strana cosa. sembra di rifugiarsi in un’opera pirandelliana: non il naso…i piedi! perché poi i piedi? perché questi piedi arrivano col dan bien a collegarsi con la mano destra.. poi la sinistra per poi arrivare ad aprire le anche e a “rilassarsi”? cosa è “rilassarsi?” ancora non lo so, ci lavoro da anni, ma qualcosa si percepisce. Ancora sfuggente, ancora lì, eppure non ancora presente.
Lo stage è crescita “slow”. non tanto, né tante forme o tecniche. il sapore dell’acqua è lo stesso dal primo sorso…
Nell’’ultimo giorno di stage.
L’aria è più rilassata Per chi ha fatto tutto il percorso, oggi è una quasi festa. Quasi perché poi il Maestro se ne andrà. Da parte nostra cercheremo di fare tesoro delle sue lezioni, dei suoi movimenti e della intenzione che ci ha invitato a cercare e a fare uscire da dentro.
“TU FA” è uno dei tormentoni di questa scuola…e allora via, si continua, si FA. non serve tanto altro. poche cose, poco alla volta, magari in compagnia o in gruppo, ma TU FA.