Abbiamo iniziato questo viaggio nello studio profondo dell’intenzione nel 2022; un percorso lungo e molto interessante dove i nostri Maestri Alberto e Fabio, hanno condiviso le loro conoscenze con tutti i partecipanti, creando un ambiente di lavoro condiviso adeguato a tutti: sia da chi è all’inizio del percorso nel tàijíquán, a chi di strada ne ha già percorsa tanta. Nello studio della forma attraverso l’intenzione, e nelle applicazioni marziali proposte, tutti quanti siamo riusciti a trovare o scoprire aspetti nuovi e profondi del Tàijíquán. Ognuno ha potuto lavorare su ciò di cui aveva bisogno in base al suo punto del percorso di studio.
Dopo due anni di questi incontri alcuni partecipanti hanno voluto condividere alcune riflessioni:
«Da un punto di vista tecnico, partecipare agli stage è molto formativo. Permette di affrontare aspetti della pratica nuovi e di confrontarsi con approccio diverso. È un indispensabile completamento del corso. Questo è possibile solo per il bellissimo clima di accoglienza semplice e rilassato. Mi sono trovata a fianco di compagni di avventura simpatici e amichevoli. Un ambiente privo di pregiudizi in cui mi sono sentita nella condizione migliore per praticare nella massima libertà e rispetto reciproco. È stato un momento pacificante e divertente che mi ha resa felice»
Elisabetta
«Penso che i nostri maestri Alberto e Fabio siano sempre generosi nel trasmetterci i loro saperi. E in più è proprio vero che i nostri seminari sull’intenzione sono adatti a tutti, i principianti scoprono meravigliati cose nuove e chi invece studia da più tempo trova aspetti più profondi della pratica e vorrebbe impararne sempre di più complessi e appaganti, perché il Tai Chi è così se lo pratichi ti appassiona per sempre»
Ornella
«Questo ultimo stage è stato molto interessante. Sono stati approfonditi soprattutto i movimenti di gomiti, sia ad aprire che a chiudere. Ho trovato importante comprendere queste applicazioni perché ho visualizzato anche i possibili modi per usarle nel combattimento sul tatami. Quella che mi è piaciuta di più è stata l’ultima in cui c’era la proiezione sul braccio. Mi ha fatto anche piacere capire i nuovi movimenti della forma che vi aveva fatto vedere il Maestro Hua allo stage»
Rebecca
«Mi piacciono gli stage di Tai Chi perché si possono conoscere diverse interpretazioni della stessa filosofia applicata al movimento»
Lucia
«Sentirsi dentro al corpo. connesso con la mente. Con un’intenzione ne troppo debole ne troppo forte. Facile a dirsi, assai meno facile a farsi. Praticare la forma senza mai provare con un altro praticante le forze insite, lette sui libri, concetti che senza lo studio a due si disperdono, senza assorbimento alcuno se non quello nozionistico.
Questo studio va oltre il fisico. Avere un’intenzione chiara. Darle una direzione. Mantenere il contatto. Giocare con rispetto con l’altro. Compagni di studio che sono in ascolto vero, Penso dello stage di Tai Chi Quan appena trascorso, pensato da Alberto Negrelli e Fabio Tinti, dopo il prezioso stage con il Maestro Shi Rong Hua. Mentre ascolto il radiogiornale penso alla follia della guerra. Penso al procedere di ognuno incentrato solo sul suo ego. Siamo una parte del tutto, siamo puntini tutti uguali; puntino che già nel suo essere singolo contiene due forze opposte che dovrebbero, come la natura di cui siamo parte, sempre in mutamento. Ma invece di studiarle con l’altro in armonia, spesso coccola il proprio ego. Il contatto vero con l’altro, una possibile cura valida in ogni settore di questa varia umanità»
Katia
«Non si agisce per vincere… quantomeno non si individua un conflitto o confronto scontro a prescindere. Si valuta se ci si trova di fronte a un avversario in senso stretto…si guarda a chi casca nella meccanica competitiva per primo.
Ora è chiaro che viviamo in un sistema conflittuale e basato su confronti sterili e costanti. Sul piano razionale tutti capiamo che si tratta di cose artificiali che non hanno senso e nulla di veramente costruttivo.
È un meccanismo che un po’ come il cosiddetto patriarcato opera a livello di substrato…ossia tutti quei valori acquisiti implicitamente, per una sorta di acefalico accodamento collettivo, senza pensiero critico
Il Tai Chi probabilmente fa l’opposto di tutto questo, non crea il conflitto se questo non c’è, non parte dall’autodifesa tout court come se noi fossimo sistematicamente i buoni e gli altri sistematicamente cattivi. Il Tai Chi credo sia molto legato ad una sorta di simbiosi col presunto avversario che in realtà diventa nostro complemento nella creazione di un’ energia a due. Si può spingere se il presunto avversario mostra un cedimento legato alla sua stessa parte di energia che gli si “ritorce contro” ma al tempo stesso ha qualcosa di più.
L’altro se lo spinge non è più forte di lui. Credo si sia incanalato in una sorta di flusso energetico spirituale. Forse il suo opponente è stato “travolto” da questa corrente più estesa che va al di là degli individui»
Samuele
Ringraziamo tutti partecipanti allo stage, gli allievi che hanno voluto condividere i loro pensieri, gli organizzatori ed i Maestri per averli resi possibili